lunedì 9 luglio 2012

Crisi alimentare e il furto dei terreni pubblici.

Crisi alimentare e il furto di terra globale.
Governi e le società stanno comprando terreni agricoli in altri paesi a coltivare il proprio cibo o semplicemente per fare soldi. 
Queste tre righe riassumono quanto approfondito nel seguente sito:
http://www.farmlandgrab.org
Tra parecchi articoli da tutto il mondo, si può trovare tratto da "il Manifesto" di settimana scorsa, 3 luglio, il seguente articolo che riporto.
«Land grab» in salsa italiana.


"C'è un dato che emerge chiaro e lampante scorrendo il nuovo rapporto dell'associazione Re:Common (www.recommon.org) intitolato «Gli Arraffa Terre»: l'Italia è seconda solo al Regno Unito tra gli Stati europei più attivi nella discutibile pratica del land grab.
L'accaparramento dei terreni agricoli negli ultimi anni ha vissuto un vero e proprio boom, anche a causa della crisi che attanaglia il pianeta. Gli appezzamenti di terra, infatti, sono visti sempre più spesso come un bene rifugio per gli investitori, che però, come nel caso degli italiani, hanno scoperto anche un altro affare lucroso: quello degli agro-combustibili.
In totale sono una ventina le compagnie del nostro paese attive in maniera decisa in questo business. Nomi più o meno conosciuti, da Eni a Maccaferri, fino ai tre big del credito (Unicredit, Intesa e Monte dei Paschi di Siena). Se in Patagonia si è mossa in grande stile la Benetton, non mancano le imprese di dimensioni medie, molto presenti soprattutto in Africa, in particolare in Mozambico, Etiopia e Senegal.
Le compagnie italiane acquisiscono a poco prezzo e per periodi molto lunghi decine di migliaia di ettari in paesi afflitti da siccità e fame, come l'Etiopia, per impiantare colture intensive, con lo scopo di produrre cibo per l'esportazione o per coltivare olio di palma o jatropha poi impiegati, come accennato prima, per generare agro-combustibili.
Si pensi al caso della Fri-el Green, che proprio in Etiopia ha messo le mani su 30mila ettari, pagati la miseria di 2,5 euro l'uno l'anno per un periodo di 70 anni, la cui produzione di olio di palma potrebbe essere destinata ad alimentare la controversa centrale termoelettrica di Acerra. O ancora alle numerose imprese che, con l'aiuto delle autorità governative e consolari italiane, sono sempre più attive in Mozambico.
Nonostante le rassicurazioni delle compagnie, le stesse colture hanno un impatto molto negativo sulle comunità locali. Le piantagioni di jatropha, per esempio, entrano spesso in competizione con la produzione alimentare, sia ovviamente nel caso in cui vengano messe a coltura su terreni molto fertili, sia quando sono coltivate su terre cosiddette marginali, ma in realtà essenziali per la sussistenza di piccoli agricoltori, pastori, cacciatori e raccoglitori. Questo compromette in maniera permanente tali mezzi di sussistenza, distrugge preziosi ecosistemi naturali e danneggia irreparabilmente la biodiversità locale.
Oltre all'accaparramento di terre all'estero, favorito dalla zelante disponibilità degli esecutivi locali, negli ultimi mesi si è aperto anche un «fronte interno», caratterizzato dalla alienazione dei terreni agricoli del demanio pubblico, prevista dall'articolo 66 della Legge di stabilità del 2012. Un provvedimento molto discusso e avversato, tanto che Genuino Clandestino (http://genuinoclandestino.noblogs.org) ha subito lanciato una campagna nazionale per chiedere una modifica del dettato normativo.
La settimana scorsa sono state consegnate al presidente del Consiglio Mario Monti migliaia di cartoline sottoscritte da aprile a metà giugno proprio per dire no al tentativo di svendita delle terre pubbliche da parte del governo.
Secondo Genuino Clandestino continuando su questa linea si fa solo il gioco degli speculatori, privando le comunità della prerogativa di decidere come gestire in maniera responsabile ed efficace ampie fette del territorio del nostro Paese. Insomma, in Italia o all'estero, la rincorsa agli ettari di terra da parte dei soggetti privati sembra solo all'inizio." Luca Manes

Vi consiglio inoltre di dare un occhio a:
il movimento contadino per la liberazione delle terre agricole.
Tante informazioni e iniziative anche in Italia, perchè non vengano venduti i terreni del demanio pubblico ma affidati a giovani agricoltori e disoccupati che se ne prendano cura e li coltivino.

4 commenti:

  1. condivido su questo... qui in inghilterra ho sentito piu' o meno notizie belle e buone... molti comuni stanno creando piccoli appezzamenti di terreno da offrire a dissocupati invece altri stanno togliendo alcuni orti da vendere a privati per costruire nuove aree abitative...io non capisco come si puo' vendere cosi tanto terreno... xke non mettono tutta l'italia in vendita?

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  2. Noi abbiamo la fortuna di aver avuto l'adozione di un area comunale, ma non è sempre così.
    Le indicazioni a livello nazionali di Monti sono altre, come la messa in vendita dei terreni del demanio pubblico..
    Gli orti sin ora venivano concessi solo ai pensionati, noi vorremmo che venissero date anche, e sempre più, ai giovani come alle famiglie e ai disoccupati.
    ...basta vedere il terreno solo come cubature per costruire alloggi e centri commerciali!
    Pat

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